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La Presbiacusia

La Presbiacusia

La PRESBIACUSIA interessa circa il 35-40% dei soggetti tra i 60 e i 70 anni, e più del 50% oltre i 75 anni, ed è considerato il secondo disturbo più frequente della terza età, anche se la perdita selettiva per le alte frequenze inizia ad avere un importante rilievo clinico già tra i 40 e i 50 anni. Ne è stata dimostrata una certa correlazione con depressione, declino cognitivo e demenza.

Si caratterizza per una senescenza multisettoriale a carico dell’organo uditivo: 

  • Timpanosclerosi
  • Degenerazione/demineralizzazione della catena ossiculare
  • Degenerazione delle fibre nervose delle vie acustiche fino alla degenerazione neuronale delle aree cerebrali deputate
  • Degenerazione/riduzione delle cellule ciliate cocleari con inizio dalle cellule deputate alla percezione delle frequenze acute per l’interessamento iniziale del giro basale della chiocciola.

Proprio questa ultima opzione è la causa predominante.

La sua patogenesi sembra legata a uno stress ossidativo inducente mutazione a carico del dna mitocondriale e conseguente disfunzione di tali organuli. Da ciò ne deriverebbe una senescenza metabolica, certamente accelerata, delle cellule ciliate della chiocciola che per tale motivo andrebbero in apoptosi.

La presbiacusia ha una maggiore prevalenza nel sesso maschile rispetto al femminile. Un rilievo importante lo assumono i corretti stili di vita e la componente culturale (impegno mnemonico, lettura).

La perdita dell’udito ha un importante impatto sulla comunicazione interpersonale portando a un  isolamento sociale che può essere realmente severo e, di conseguenza, peggiora anche il proprio stato di benessere e la qualità di vita. All’ipoacusia si aggiunge la difficoltà cognitiva del linguaggio e della discriminazione verbale.

Queste difficoltà sono particolarmente accentuate  in ambienti in cui sono presenti una sovrapposizione di voci o rumori di fondo. Ne deriva la difficoltà alla partecipazione alla conversazione e alla vita quotidiana. Diviene difficile anche la comprensione di radio e televisione, con conseguente aggravamento dell’isolamento.

L’andamento lento del disturbo risulta insidioso poiché il paziente è portato a trascurare la condizione. Si presenta con esame audiometrico caratterizzato, almeno inizialmente, da caduta a coda della curva audiometrica sulle frequenze acute bilaterale e simmetrica.

Esistono degli acceleratori della condizione, dei veri e propri fattori favorenti:

  • Danno da rumore cronico/tecnoacusia.
  • Sostanze ototossiche/farmaci ototossici (aspirinetta, chemioterapici, diuretici, antinfiammatori, antibiotici…).
  • Patologie sistemiche concomitanti (Ipertensione arteriosa, aterosclerosi, ipercolesterolemia, iperomocisteinemia, ipertrigliceridemia, epatopatie, cardiopatie, tireopatie, diabete e patologie endocrine in genere).
  • Fumo di sigaretta.
  • Predisposizione genetica/familiare.

Complicanze frequentemente associate alla Presbiacusia sono:

  • Difficoltà alla percezione sonora in termini di ipoacusia ma anche di identificazione della sede della fonte sonora.
  • Compromissione della cognitività e della comprensione del linguaggio.
  • Isolamento sociale.
  • Deficit mnemonici.
  • Decadimento cognitivo.
  • Deficit del’equilibrio caratterizzati soprattutto da dizziness cronico e ingravescente (instabilità cronica)
  • Acufene spesso pulsante con frequente associazione di ovattamento auricolare accentuato alla percezione di rumori più intensi.

In sintesi alla presbiacusia si associa un generale decadimento della qualità della vita che può essere davvero severo. Risulta fondamentale farne diagnosi più precocemente possibile.

Classificazione di Schuknecht

  1. Presbiacusia sensoriale – Degenerazione/riduzione delle cellule sensoriali del giro basale cocleare ed inizialmente delle cellule ciliate esterne e precoce.

  2. Presbiacusia neurale – Riduzione delle fibre nervose della via acustica con un deficit uditivo pantonale ed alterazione della percezione sonora  e della discriminazione vocale audiometrica, caratteristica  propria fenomeno noto come dissociazione verbo-tonale.

  3. Presbiacusia metabolica – Degenerazione della stria vascolare stress metabolico-ossidativo e conseguente compromissione delle cellule cigliate esterne. La perdita della soglia tonale risulta in genere di entità medio —lieve e pantonale.

  4. Presbiacusia meccanica – Forma puramente istologica. Organo del Corti, stria vascolare, neuroni sono indenni da degenerazione. Ipotesi clinica è l’ispessimento  a carico della membrana basilare, struttura estremamente fragile. La curva audiometrica presenta una riduzione sulle frequenze acute con interessamento di almeno cinque frequenze. Buona la discriminazione verbale. Calcificazione della base della coclea e/o presenza di depositi lipidici sembrano avere un ruolo importante.

  5. Presbiacusia centrale – Danno a carico delle vie acustiche centrali a partire dallla riduzione delle fibre nervose dell’VIII nervo cranico fino alla corteccia cerebrale deputata alla percezione uditiva. In tale condizione clinica la discriminazione verbale risulta fortemente inficiata, ed è il classico paziente che ottiene scarsa soddisfazione e risultati dalla protesizzazione acustica. Frequente il rilevo in diagnostica per immagini, soprattutto in rmn, di atrofia corticale.

Decisamente più rare e meno definite sono le forme date da Presbiacusia vascolare (ridotta irrorazione vascolare cocleare) e Presbiacusia iperostotica (compressione neurogena da iperostosi del condotto uditivo esterno).

La Presbiacusia mista, ove nessun criterio sembra rispondere a quelli precedentemente indicati, e la Presbiacusia indeterminata, caratterizzata da mancanza di corelazione audiometrica ed istologica, hanno un ampio campo di discussione non completamente accettato universalmente.

La Presbiacusia, come accennato in precedenza, sembra avere un deciso impatto sul declino cognitivo del paziente fino alla demenza, a partire dall’isolamento sociale cui può condurre.

  • A parità di età, i presbiacusici rispetto ai normoudenti, mostrano tassi accelerati di declino ai test cognitivi non-verbali (Lin &coll., Neuropsycol. 2011,25).

  • Rispetto ai soggetti normoudenti, quelli con lieve, moderata e severa ipoacusia hanno dimostrato un rischio di sviluppare demenza aumentato di due, tre e cinque volte (Lin &coll., Arch.Neurol. 2011,68)

  • Nei soggetti con problemi uditivi l’incidenza di nuovi casi di demenza risulta maggiore e il tempo di latenza più breve (10.3 vs 11.9 anni) (Gurgel RK et al., Otol Neurotol 2014).

  • Ipotesi è che cause comuni come  disturbi endocrino metabolici, vascolari, fumo, prolungata esposizione al rumore inducano una patologia neurodegenerativa, alla base sia dell’insorgenza della patologia neurosensoriale uditiva che del declino cognitivo (Fortunato S et al., ACTA otorhinolaryngologica italica 2016).

  • Di notevole interesse è l’ “ipotesi a cascata” in cui la riduzione dell’input uditivo a lungo termine possa avere un impatto sulle funzioni cognitive, sia diretto con la riduzione delle informazioni che arrivano al cervello, sia  indiretto, per via del conseguente isolamento sociale e e lo stato  depressivo conseguenti alla ipoacusia, noti fattori di progressione del declino cognitivo (Lin FR et al., Aging Ment. Health, 2014).

  • Il circolo vizioso che si viene ad instaurare tra ipoacusia, riduzione di  partecipazione e comprensione , soglia della attenzione e capacita mnemonica, aggrava il declino cognitivo. (Fortunato S et al., ACTA otorhinolaryngologica italica 2016, Lin FR et al., Aging Ment. Health, 2014)

L’aumento della vita media dell’essere umano comporta un aumento della diagnosi di presbiacusia nell’attuale popolazione.

Messaggio fondamentale è quello di effettuare diagnosi e trattamento, sia esso riabilitativo o protesico o altro, il prima possibile, per una condizione estremamente diffusa, sottodiagnosticata e in forte aumento.